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domenica 30 novembre 2014

Una lettera per dire GRAZIE al mio gatto

Pedro appena arrivato a Roma. Aveva 2 mesi e mezzo.
Con questa lettera vorrei evitare di fare quello che succede spesso, cioè dire a qualcuno quanto è stato importante nella tua vita e quanto bene gli hai voluto quando ormai è troppo tardi. Voglio capovolgere questa storia e fare una vero ringraziamento a un essere che da 5 anni è fedele al mio fianco e che non mi ha mai tradito, meglio di tanti uomini: il mio gatto Pedro che, bello e giovane, può ancora godersi queste parole. Perché lo faccio su un blog che parla di toilette? Secondo lo scrittore Carl van Vechten "La pulizia, nel mondo del gatto, è addirittura anteposta alla devozione". Il gatto è infatti sinonimo di igiene, pulizia ed eleganza e io, che cerco tutto ciò che è pulito e puro, non potevo che sceglierlo come compagno di vita. 



Pensavo di aver adottato un gatto, non un geco...

La storia di Pedro è un chiaro esempio di sliding doors. In famiglia stavamo passando un periodo tutt'altro che sereno e dato che sono convinta dei risultati positivi della pet therapy, avevo deciso di regalare a mia madre un gatto per il compleanno. Io ne avevo già uno di nome Boris, a cui avevo dato una casa dopo averlo trovato abbandonato in un giardino a Torrevecchia, una zona a nord di Roma. Con la scusa delle vacanze di Natale mia madre lo aveva ospitato e non voleva restituirmelo ("Per tuo padre sarebbe un shock privarsi di lui", queste furono le parole...). In effetti fra loro era nato un amore, cosa che succede molto più spesso di quanto si pensi fra uomini e felini. Loro ti scelgono e dopo tu non puoi più fare a meno della loro presenza. Tom Polston scrisse "Un gatto non si compra. E' lui che vi possiede". Decisi perciò, come è sempre accaduto con tutti i gatti che abbiamo adottato in famiglia, di recuperarne uno dalla strada. E così feci. Di gatti soli e raminghi ce ne sono a centinaia e trovarlo non fu difficile. Curioso il modo in cui fu scovato: a causa di uno starnuto.


L'amore dei felini per le scatole di cartone non conosce confini


La sua salvatrice lo sentì starnutire per strada all'uscita dal lavoro e decise di portarlo a casa per offrirgli delle cure. Di lì a pochi giorni Pedro arrivò in casa mia. Come segno della diffidenza felina (anche se su questo potremmo discuterne molto)  si rintanò in bagno, ma dato che non ha mai potuto nascondere la sua indole dolce, faceva così tante fusa da far rimbombare tutto il bidet sotto cui si era nascosto... sembrava un leone, invece era uno esserino di neanche 8 etti. E così Il gatto romano recuperato a Torrevecchia rimase a vivere in Maremma e il gatto toscano con il raffreddore si stabilì nella capitale. Nessuno dei due ha mai dato segni di stress da cambiamento. 


Il mio gatto non ha faticato ad ambientarsi a Roma. I primi tempi, chiunque tentasse di conoscerlo rimaneva deluso. Impaurito e ancora traumatizzato dal suo abbandono materno, si rintanava sotto al letto e ci rimaneva per ore. Una volta un mio caro amico venne a trovarmi per conoscerlo. Lui non si fece vivo. L'amico mi chiese poi se fosse vero che avevo un gatto, visto che per tutta la durata della sua permanenza a casa Pedro era rimasto nascosto. Ma quelli sono solo dei ricordi.
Adesso fa il mattatore di molte serate, sono famosi i suoi discorsi miagolanti (con una padrona che parla alla radio non potevo certo avere un gatto silenzioso) e i suoi giochi con la pallina di alluminio. Per molti è un raro esempio di "gatto da riporto" e spesso alcune amiche sono talmente innamorate di lui che mi chiedono come stia, come se fosse un mio parente. Perché è questo che diventano gli animali. Condividono tanti di quei momenti che accedono di diritto al rango di familiari. 


Io, a questo punto della nostra convivenza, trovo giusto e doveroso ringraziarlo. Perché mi sopporta, perché non c'è giorno in cui non mi strappi una risata, perché amo il suo essere un eterno Peter Pan che gioca e si stupisce di tutto e, soprattutto, perché ascolta in silenzio ogni mio sfogo. Mi ha visto ridere, ma forse più spesso piangere, gioire, preoccuparmi, disperarmi, ma non ha mai mostrato segni di stanchezza. Non è facile sopportare un essere umano con tutte le sue ansie, cambi di umore e la sfrontatezza di credere di essere l'unico al mondo a poter capire. Anche gli animali capiscono, forse più di noi, perché si comportano seguendo l'istinto che, noi troppo spesso, nascondiamo sotto tanti ragionamenti.
I gatti e le coperte


Il più grande regalo che potremmo fare a un animale è quello di comprenderlo cercando di non cadere nell'errore tipico umano che è rendere tutto simile a noi.

Quindi, grazie Pedro. Prometto di esserti sempre fedele, di adottare un cane solo dopo aver avuto la tua approvazione e che ti ripagherò con tutto ciò che posso: cibo, acqua, una lettiera super pulita come amano i gatti, una coperta di lana anche a ferragosto (perversione felina), una scatola di cartone e l'amore che a parole si spiega poco, ma con i gesti si tiene vivo ogni giorno. Lunga vita a te e a tutti gli esseri a quattro zampe con tanti peli che vivono nelle nostre famiglie. Siamo sicuri che sono proprio loro a dover essere chiamati "animali"? 







2 commenti:

  1. Ci ho rivisto tutti i miei gatti passati e presenti...sono strabilianti

    @dariavampy (twitter)

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  2. Lo faccio leggere a Savino..magari si convince che un gatto in casa possiamo tenerlo..magari :-) Smack. Silvia

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