"...Terza e più grave di queste piaghe che veramente diffama la Sicilia, e in patticolare Palemmo agli occhi del mondo... Mi veggogno a dillo... E' il traffico!" Così lo "zio" presentava a un ignaro Dante/Roberto Benigni la città in cui era appena arrivato, e come dargli torto? L'azzeccagarbugli di Johhny Stecchino ci divertiva illustrando le sciagure toccate in sorte alla Sicilia, quali l'Etna e la siccità, e ci avverte che quella più pesante di tutte, la più diffamante, che crea imbarazzo solo a parlarne... è il traffico!
Dopo una fugace visita a Palermo posso confermare che è tutto vero. Mi era rimasto un vago ricordo risalente alla gita scolastica del IV Ginnasio, che mi aveva portato per la prima volta a dormire fuori di casa con l'obiettivo di girare l'Isola, coast to coast, in 5 giorni. Già la partenza dalla Stazione Termini di Roma non fu delle più fortunate. Dovemmo attendere due ore e mezza prima che il treno si avviasse, con l'intervento della Polizia Ferroviaria verso un gruppo di persone reo di essersi appropriato degli scompartimenti a noi riservati. In più, per colpa di un finestrino difettoso e di un pezzo di legno che lo teneva bloccato, di cui si persero le tracce con il primo tentativo di aprirlo per far cambiare aria, ci toccò viaggiare tutta la notte tenendolo aperto con il risultato che arrivammo al mattino con la permanente fatta senza che fosse necessario l'intervento di un parrucchiere! Le premesse, dunque, non erano delle migliori, ma con l'entusiasmo degli studenti lontani dalle famiglie e soprattutto in pausa dalla scuola, affrontammo qualsiasi avversità, non turbandoci nemmeno quando in Piazza Pretoria o comunque detta della vergogna (forse c'è un qualche nesso con l'accaduto), un indigeno scambiò lo zaino di una mia compagna di classe per un posacenere. Erano gli inizi degli anni 90, andava di moda l'Invicta, e chi c'era ricorderà che la sua manifattura era altamente infiammabile. Un bel buco vicino la scritta l'accompagnò fino alla fine dell'anno scolastico!
Molto cool! |
Nonostante ciò, Palermo mi era rimasta nel cuore, ho uno strano affiatamento con i posti caotici, e ho voluto approfittare dei pochi giorni di vacanza a disposizione per visitarla di nuovo.
Bella è bella, ma, se posso osare un paragone, somiglia a una donna di gran fascino, che sarebbe capace di far cadere ai suoi piedi qualsiasi uomo, frenata però dalla sua sciatteria, dalla sua noncuranza, quasi con la presunzione che basti un bell'aspetto per essere una conquistatrice. Le macchine sono ovunque e hanno rovinato, insudiciandoli, palazzi e monumenti di grande splendore, dalla Porta Nuova alla Cattedrale fino ai Quattro Canti, solo per citarne qualcuno. Se questo non bastasse la munnizza, che un maggiorente osò definire in passato cool, ricopre le strade, non solo quelle di periferia. Dove non ci sono i sacchetti trovi porcherie di qualsiasi genere buttate negli angoli.
Non voglio però inibirvi, per criticare qualcosa bisogna prima vedere e le critiche migliori si sa sono quelle costruttive. Io a Palermo tornerei anche adesso, ogni cosa ha i suoi pro e i suo contro. Mi fermerei ad ammirare il Teatro Massimo e la sua sontuosità, mi perderei tra le vie dove si articola la Vucciria e il Ballarò, con i richiami dei venditori e le vecchie botteghe che ancora resistono e si tramandano da generazioni. E troverei un ristorante dove far scorpacciata di pesce fresco. La mia scelta, casuale, è ricaduta su Il Vecchio Mafone, che propone piatti con il pescato del giorno, non è economico, ma se si mangia bene i soldi sono sempre ben spesi. Si trova in centro, vicino Piazza del Monte di Pietà, famosa per l'omonimo palazzo costruito nel 1591, in cui venivano tenuti gli oggetti lasciati in pegno, venduti all'asta quando scadevano i tre anni di custodia. La piazza potete riconoscerla da un altare vistoso, bordato di pesante velluto rosso, con ai piedi la statua di Santa Rosalia, patrona della città, distesa in una teca, e che ha il potere di comparire e scomparire tra un antipasto e un ammazzacaffè (questa poi ve la spiego!)
WC Ristò |
Ancora frastornata dai clacson e dagli automobilisti che inveiscono, mentre improbabili vetturini tentano di convincere i turisti a fare un giro sulla loro carrozza, non sono in grado al momento di dare un giudizio. A pochi chilometri dal centro ci si può distendere sulla spiaggia bianca e farsi un bagno nel mare limpido, nel tentativo di levarsi dalle orecchie il frastuono del traffico e lo stress per uscirne. Mondello il fine settimana è inaccessibile, gli altri giorni ne vale la pena. Stesso discorso per San Vito lo Capo che dista qualche chilometro in più.
Consentitemi quest'ultimo inciso, dovuto. Di ritorno verso sud, mi sono commossa quando ho attraversato quel tratto di autostrada dove è stato eretto il Monumento commemorativo alla strage di Capaci. Poco distante sulla collina, la "casupola" da dove Brusca azionò il telecomando che provocò l'esplosione. Oggi lì qualcuno ha scritto sul fondo bianco, a chiare lettere, NO ALLA MAFIA. Ci sono uomini che sono stati eroi inconsapevoli in questo Paese, la loro eredità voglio illudermi che sia rimasta nell'aria, in attesa che altri la raccolgano.
VOTAZIONE
Trattoria del pesce fresco - Il vecchio Mafone
3/5
INFORMAZIONI:
Il vecchio Mafone - Via Judica,22
www.tiguidoio.it : I consigli di Laura per visitare Palermo
www.teatromassimo.it : Per il programma proposto dallo storico teatro
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