Non amo particolarmente svegliarmi presto al mattino. Per intenderci non sono una di quelle persone che adora vedere l'alba, spettacolo cui per lo più ho assistito quando stavo andando a dormire, o a cui piace sfruttare le prime ore per mettersi in moto e sistemare e organizzare tutto ciò che più tardi sembra non trovare il tempo. Per intenderci mi sveglio alle dieci, quando ovviamente è possibile, e connetto intorno a mezzogiorno. Ho cercato più di una volta di far coincidere il mio risveglio fisico con quello mentale, accelerando il processo magari con un caffè al ginseng, ma, una volta capito che dovevo rassegnarmi, ho accettato di buon grado che la mia testa a raggiungere il mio corpo ci mettesse un po'.
Questa premessa è necessaria per farvi intendere che questo status durante le vacanze si eleva e capita che rimanga a stiracchiandomi nel letto mentre fuori la vita è iniziata già da un pezzo.
Poi ci sono le eccezioni che, nel periodo vacanziero, si chiamano escursioni. Il desiderio di non rimanere nello stesso posto e di andare alla scoperta di altro, ti porta a dover attuare il rito infernale di puntare la sveglia, buttarti sotto una doccia fredda per convincerti ad attivarti e raccogliere le tue cose nel rispetto di una tabella di marcia, non decisa da te ovvio, ma che deve essere rispettata.
L'aliscafo alle 9.20 molla gli ormeggi, chi c'è c'è. Io, non con poca fatica, c'ero. A far ricongiungere, quasi brutalmente, il mio fisico e la mia mente è il mal di mare di cui spesso soffro (non mi faccio mancare nulla), basta qualche onda e subito scatta la nausea e nel peggiore dei casi addio alla colazione! Individuato ovviamente il bagno dell'aliscafo mi sento più tranquilla, con pochi passi e senza far alzare altri passeggeri la strada per arrivare risulta piuttosto semplice da percorrere. Per fortuna non ce n'è stato bisogno.
Appena sbarcata sono rimasta attratta dai banchi allestiti dai venditori locali, che con le urla cercavano di attirare l'attenzione sui loro prodotti, prevalentemente pesce fresco e capperi. Adoro queste cose, quando vivevo a Roma, mi piaceva andare nei mercati rionali, quello di Testaccio in primis, per farmi venire il mal di testa tra i vari richiami di pizzicagnoli e pescivendoli, con quel profumo che ti accompagnava a ogni passo. Giuro che non sto facendo ironia, prendetela come una strana e innocua perversione.
Quello che però mi lascia perplessa è constatare che Favignana non è proprio come me l'aspettavo, lo noto subito e nel corso della giornata ne trovo conferma. Mi spiego. Ho sempre creduto che l'Isola fosse famosa per le sue tonnare, e così è, però l'immagine che mi è arrivata non è quella di un posto dove i pescatori sono i padroni e i turisti si sentono gli invasori, piuttosto il contrario: il turismo ha preso ampiamente il potere. Benché la parola "tonno" ti esaspera la vista, con la "CASA del TONNO", la " SALUMERIA del TONNO", bar che propongono aperitivi a base di tonno, e c'è persino chi propone la "macedonia di tonno", viene da chiedersi dove siano finite le persone che questo benedetto tonno lo pescano! Al porto di loro non c'è traccia, in compenso la banchina è affollata da vacanzieri all'ultima moda pronti a prendere possesso del territorio. Tempo fa ricordo di aver visto un documentario su i Rais di Favignana, coloro che con grande dedizione coordinavano le fasi della pesca, persone ritenute importanti e che spesso si succedevano di generazione in generazione. Concordo che la mattanza sia uno spettacolo cruento, ma quei volti di chi getta le reti in attesa della cattura, devono aver caratterizzato e fatto la storia di questo posto; volti bruciati dal sole che vorresti incrociare e magari scambiare due chiacchiere alla ricerca di aneddoti e vecchie storie. Questo non è possibile, non più.
L'ex Stabilimento Florio attualmente è adibito a museo e ad altri spazi destinati a eventi. Una riqualificazione meritevole che però oscura il glorioso passato della Tonnara e dei suoi personaggi spariti chissà dove.
Decido di porre fine a queste riflessioni, altrimenti al solito sono destinate ad ampliarsi fino a non uscirne viva, torno a essere una turista con cappello di paglia in testa, desiderosa di girare l'isola e tuffarsi nelle sue acque cristalline.
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Copri-water cercasi |
Qui si usa noleggiare le biciclette e l'idea mi piace. La signora addetta a far quadrare i conti è molto simpatica, sa fare il suo mestiere e in poco tempo tutti pronti in sella per la partenza.
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Ma che bontà... |
Prima tappa obbligata, altrimenti non sarei io, al bagno. Entro in una gelateria su una delle due piazzette principali, la prima che si incrocia dal porto, e gentilmente chiedo di andare. Mi viene concesso l'accesso con l'acquisto di una bottiglietta d'acqua. Mi ripropongo di tornare alla fine della gita, non tanto perché ho trovato la toilette pulita, quanto per la lista delle granite.
La scarpinata in bicicletta, faticosa per chi è fuori allenamento, si conclude con la prima tappa alla Grotta del Bue Marino. Una cava di tufo, un terrazzamento sul un mare che lascia senza fiato. Muniti di una pila elettrica ci si può addentrare all'interno della grotta, facendo attenzione a dove si mettono i piedi perché qualcuno l'ha ritenuta adatta per appartarsi a espletare i propri bisogni fisiologici.
Requisito per godere dell'acqua è saper nuotare bene o aver le "mani da arrampicata", per attaccarsi agli scogli nel caso non sia stato conseguito almeno un terzo brevetto.
Riprese le biciclette la direzione questa volta è Cala Rossa. Affollatissima, bisogna tornare indietro e cambiare programma. Tra Cala Rossa e Cala Azzurra c'è un piccolo molo, che in molti ignorano, dove potersi tuffare e godere degli stessi colori delle altre spiagge più famose.
Cala Azzurra, invece, è adatta a tutti, con le sue due spiaggette di sabbia, su cui sfido a trovare un posto per l'ombrellone in pieno agosto.
Non c'è stato tempo di scoprire altri scenari, l'aliscafo delle sei ci riporterà sulla terraferma. Tornando verso il centro abitato la pedalata si fa sostenuta, animata dal desiderio di assaggiare la famosa granita che, nel frattempo, ho deciso dovrà essere al gusto di gelsi o fico d'india.
Nel tragitto passo davanti al Villaggio Valtur, della notorietà e splendore degli anni 90 rimane ben poco e questo fa riemergere quel velo di tristezza che aveva aperto la trasferta.
La granita con la brioche però me l'ha fatta passare in fretta!
VOTAZIONE:
BAR GELATERIA EUROPA: 3/5
NON ACCESSO AI DISABILI
INFORMAZIONI:
* Definizione del pittore siciliano Salvatore Fiume vissuto fino al 1997