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venerdì 17 ottobre 2014

Mr Toilet

Noi che abbiamo avuto l'idea di aprire un blog sulle toilette non siamo molto normali, ma c'è chi è messo peggio. Si chiama, o per meglio dire si chiamava visto che è scomparso nel 2009, Sim-Jae Duck, ma è conosciuto in tutto il mondo come Mr Toilet. Ex sindaco di Suwon City, a 40 km da Seul, e presidente della World Toilet Association, si era da sempre impegnato nella diffusione dei servizi igienici in tutto il mondo.
Mr Toilette ritratto durante una Fiera 
Si era talmente identificato nella sua battaglia da aver demolito la casa dove aveva vissuto per 30 anni per costruirne una di 400mq a forma di wc.



L'abitazione, dopo la sua morte, è stata donata dalla famiglia alla città che l'ha resa il punto centrale del primo e unico Museo dedicato al wc e alla sua storia, un parco a tema aperto a tutti. Il museo si estende su due piani che dedicano ampio spazio ai progetti del vecchio proprietario e alla raccolta di cartelli di toilette provenienti da tutto il mondo.
Ci sono molte statue con cui i visitatori amano fare fotografie dall'aspetto....inequivocabile!










La parte più importante del museo è ovviamente il bagno, che Mr Toilet ha curato nei minimi particolari (e di questo non potevamo certo dubitare). E' una vera e propria sala messa al centro della casa tutta circondata da specchi...i più timidi dovranno però sapere che il suo ideatore ha pensato proprio a tutto perché al momento del "bisogno" gli specchi si oscurano rendendo lo spazio più intimo.
I vetri oscurati del bagno 

Il bagno di Mr Toilet prima dell'uso


L'idea di un Museo dei wc può in un primo momento farci sorridere, ma in realtà è una riflessione su quanto la diffusione dei servizi igienici, sinonimo di benessere e salute, sia importante. In tempi come quelli in cui viviamo, in cui siamo angosciati per la diffusione di malattie mortali, solo l'igiene potrebbe in molti casi salvarci la vita.




giovedì 9 ottobre 2014

E adesso siediti... Telefilm e tazza da bagno, un connubio perfetto!

Non poteva non piacermi. Del resto è una garanzia: la firma di Jenji Kohan. Già autrice della serie Weeds, è la principale responsabile delle tante notti passate insonni per non perdermi una puntata. Inizialmente comprata dalla Rai e trasmessa solo a tarda sera, per proseguire a guardare la serie, dopo la brusca interruzione, sono stata costretta a ricorrere allo streaming; fino alla fine, fino all'ultimo atto su cui ho rovesciato lacrime soffrendo già di sindrome dell'abbandono.
La mia nostalgia adesso si sta attenuando con il nuovo "capolavoro" partorito da quella mente borderline e politicamente scorretta della Kohan: Orange is the new black. Certo Piper Chapman non è Nancy Botwin, troppo acerba e sprovveduta per somigliarle, ma la sua storia e quella delle ragazze rinchiuse nello stesso carcere federale ti cattura subito, a volte al limite dell'immaginabile. Ho scoperto che l'espressione is the new black indica nello slang americano una nuova tendenza, qualcosa che è destinato a diventare popolare. Magari una divisa da carcerata non è proprio trendy e non è una di quelle mode da seguire, ma sono pronta a scommettere che avrà un gran successo.
Mi sento osservata...
Già dalla locandina pubblicitaria si intuisce che il bagno ha un ruolo quasi di co-protagonista. Provate a immaginare cosa si prova quando si è costretti a convivenze forzate, a vivere in spazi ristretti, a dover rendere conto di ogni movimento; il bagno può diventare l'unico posto dove trovare un po' di privacy... se ci fosse la porta! La nostra protagonista si dovrà abituare a espletare i suoi bisogni davanti a perfette sconosciute perché l'unico gabinetto dotato di uscio è perennemente occupato da un'altra detenuta, non del tutto sana di mente. A metà della prima stagione finalmente Piper riuscirà  a entrare e a godersi qualche attimo di intimità; gioia di breve durata dato che la non del tutto sana di mente abbatterà con un calcio anche quella porta. Nel corso delle due stagioni finora girate (la terza arriverà in America nel 2015), troveremo spesso le brave attrici nella location a me tanto cara: ci sarà chi per la sua fissazione con la pulizia passa la notte a tentare di pulire i pavimenti, impresa paragonabile al tentativo di aspirare la sabbia dal deserto; o chi lo userà per nascondere il "bottino", riuscito a introdurre non legalmente dall'esterno; o, ancora, chi sceglierà i vani della doccia per far capire che in carcere c'è sempre qualcuno che prevale sugli altri e che tiene a far riconoscere e rispettare la sua egemonia.
Orange is the new black non è l'unico telefilm a scegliere il gabinetto come sfondo di alcune scene. 
Avete presente la sigla di Shamless? Girato nel bagno di casa della disastrata famiglia Gallagher fa ben intuire con quali genere di personaggi si avrà a che fare. Dal patriarca Frank (un William H. Macy strepitoso), alcolizzato, meschino, subdolo, un fannullone che si mantiene rimediando illegalmente pensioni di invalidità, alla più responsabile Fiona, caposaldo della famiglia, a cui spetta di darle sostegno economico ed emotivo, Shamless a volte ti fa quasi rabbia con questa descrizione di una società americana piena di vizi e scarsa di virtù, in cui è sempre più facile riscontrare un degrado morale ai limiti del ridicolo (in Italia, concedetemelo, questa fase la viviamo da tempo!). 
Che dire, invece del bagno di Carrie Bradshaw? Così tanto amata da noi donne, la sua toilette non poteva che affacciarsi sul quel  suo guardaroba da invidia,
Occupato!
Lo voglio!
con le Manolo Blahnik pronte ad accompagnare le sempre indovinate mise newyorkesi della nostra beniamina. E il folle amore con Mr. Big, archetipo maschile che in poche si saranno fatte mancare tra le proprie conquiste. Meno male che in questo caso c'è l'happy end! 

Nell'elenco potrei mettere Castle, lo scrittore di gialli, interpretato dall'affascinante Nathan Fillion, chiamato in aiuto del detective Kate Beckett per risolvere insieme i casi più strampalati. La ABC, storico network made in U.S.A., ha scelto come immagine per la promozione di fotografare la co-protagonista mentre si dedica, comodamente seduta, alla lettura di materiale sul suo nuovo compagno di avventure. Confesso di essere una fautrice della lettura sulla tazza del water, la mia concentrazione lì si eleva!
Nei polizieschi e thriller le scene in bagno sono fin troppo abusate. Tra tutti mi viene subito alla mente Dexter che trova nella vasca il corpo esanime della moglie Rita, uccisa con il modus operandi di Trinity, forse il peggiore tra gli assassini che il killer dei serial killer si è trovato a dover eliminare.
A volte la tavoletta del wc può trasformarsi in un'arma, lo sa bene la George di Dead like me, vittima del detrito che si è staccato dalla stazione spaziale MIR per schiantarsi su di lei.
Se in passato la tendenza era quella di non mandare in bagno i protagonisti di film e serie TV, se non per banali rituali di bellezza, attualmente, messo da parte il "comune senso del pudore" o finita l'era in cui si pensava al bagno come momento di pausa, gli sceneggiatori sembrano aver riscoperto questo luogo, per troppo tempo bistrattato. 
Pioniera fu Lucille Ball, con la sua gag in un episodio di I love Lucy, ripresa nel tentativo di installare, con una sua amica, la doccia, finendone imprigionate e quasi sul punto di annegare. Negli anni '50 era impensabile vedere due donne in una situazione del genere. Ovviamente la cosa non piacque a chi riteneva che certe immagini non erano consone alle regole della costumatezza.
Ops
Hitchcock a riguardo ha fatto scuola e ci ha insegnato che non bisogna mai rilassarsi troppo mentre ci si concede una doccia! Altra sostenitrice di questa tesi è la bella Lea Michele che in Glee si fa sorprendere con una fantastica cuffia vintage a proteggere i suoi lucenti capelli! 
Alleggeriamo ancora di più i toni, per strappare un sorriso, chi ricorda le performance di "biscottino" - John Cage in Ally McBeal? Il co-fondatore dello studio " Cage&Fish" che si distingue per le sue stranezze (come il fischio dal naso) trova spesso rifugio nella toilette unisex dove fa esercizi ginnici usando le aste metalliche e si esibisce ballando sulle musiche di Barry White, che gli dà la carica ogni qual volta si presenta un problema da risolvere. Nella sua danza esilarante coinvolgerà pian piano gli altri avvocati, con coreografie davvero divertenti.
La lista è davvero lunga e al momento mi fermo qui, con la promessa di attingere alla memoria e alla mia esperienza da spettatrice convulsiva di telefilm per tornare sull'argomento.
Le frontiere dei gabinetti si stanno sempre più espandendo, ne è testimone Hugh Laurie - Dottor House che ha dichiarato di aver ottenuto la parte nel serial grazie a un provino sostenuto nel bagno di una camera d'albergo! 


Questa non potete perdervela! Vi auguro un buon fine settimana...