Adoro vedere le cerimonie di
premiazione americane. E’ tutto uno sfoggiare: bei vestiti, sorrisi smaglianti,
nuovi partner o qualche ‘ritocchino’ particolarmente
riuscito. Per questo mi sono
sintonizzata la scorsa domenica su Rai4 che trasmetteva gli Emmy Awards, accompagnati,
nella versione nostrana, dai commenti di Fabio Canino e Andrea Fornasiero,
critico cinematografico di FilmTV. La 67esima edizione, che a Los Angeles
iniziava alle 17, facendo un calcolo su i fusi orari, in Italia era prevista
dall’una di notte (per non perdersi la classica sfilata del red carpet). Se avessi saputo che il
giorno dopo sarebbe stata riproposta in prima serata, forse avrei evitato
questa maratona che ha richiesto un paio di caffè e qualche pausa in bagno in attesa del
gran finale.
Ne parlo ora a mente fredda
perché non solo ha richiesto un momento di metabolizzazione, ma soprattutto la
presa di coscienza che nell’ultimo periodo ho trascurato quello che stava
diventando un vero e proprio lavoro: pianificare la mia settimana secondo le
serie Tv in onda o da recuperare in streaming in lingua originale qualora non
avessero passato i confini.
Mi sono sentita quindi in
difficoltà quando ho capito che non ho visto neanche una puntata del fantasy Game of Thrones, primo nella storia
degli Emmy a vincere 12 premi in una sola edizione La produzione tv
tratta dai libri di George R. R. Martin, ha battuto il record delle 9
statuette vinte da West Wing nel 2002:
miglior serie drammatica, miglior regia di serie drammatica (Davide Nutter),
attore non protagonista (Peter Dinklage), miglior sceneggiatura (Benioff,
Weiss), mixaggio suono, casting, effetti speciali, montaggio suono, trucco,
coordinamento stunt, production design, makeup for a single camera,
single-camera picture editing. Trono di Spade è addirittura riuscito a frenare
il dominio incontrastato di Mad men (ma
finalmente Jon Hamm- Don Draper ha vinto come miglior protagonista maschile di
una serie drammatica).
Belvedere |
Mi sono persa anche Olive Kitteridge, la mini-serie di
successo tratta dal romanzo di Elizabeth Strout, che ha sbancato raccogliendo
consensi per Frances McDormand, Richard Jenkins e Bill Murray (grande assente).
Versione trasparente |
Per fortuna sono ancora in tempo
per Transparent, primo telefilm
prodotto e realizzato da Amazon, accolta negli Stati Uniti come una
rivoluzione. La storia della famiglia Pfefferman, ripresa nella sua lotta quotidiana per l'amore, l'accettazione e la consapevolezza, che a dire del New York Times rappresenta "la salvezza del mondo trans". Ha ottenuto ben due riconoscimenti, di cui uno strameritato a Jeffrey Tambor, celebre per essersi calato più di una volta in ruoli al limite del paradossale.“Grazie
per il vostro coraggio” -ha affermato Tambor dopo aver ricevuto la statuetta
riferendosi alla comunità transgender - “Grazie per la vostra pazienza e
ispirazione. Grazie per avermi reso parte di un grande cambiamento”.
Considerato l’equivalente del
Premio Oscar per il cinema, del Grammy per la musica e del Tony Award per il
Teatro, l’Emmy è ambitissimo a chi si è dedicato ai vari settori dell’industria
televisiva. La donna alata con un atomo tra le mani è divenuta un vero simbolo
da esibire in salotto (i più eccentrici nel bagno) come a voler mettere in
mostra il frutto di un successo abbondantemente sudato. Chissà se farà così
Viola Davis, premio alla migliore attrice protagonista per una serie
drammatica, con Le regole del delitto
perfetto (How to get away with murder).
La Davis è, infatti, la prima attrice afro-americana a portare a casa la
statuetta da protagonista e, nel suo discorso di ringraziamento, ha
sottolineato che la sua vittoria è stata resa possibile dal fatto che,
finalmente, ci sono anche in tv ruoli per donne di colore.
Orange is the new black - il mio bagno preferito! |
Non ci sono state grosse sorprese
dal Microsoft Theater di Los Angeles, a sentire gli esperti, i riconoscimenti
erano piuttosto prevedibili. Molto bene ha fatto anche Veep, migliore serie comica che ha portato via il premio a Modern Family, che negli ultimi cinque
anni si era abituata bene. La protagonista Julia Louis-Dreyfus ha vinto la
statuetta come migliore attrice brillante e Tony Hale che ha ottenuto il suo
secondo Emmy come migliore attore non
protagonista in una commedia.
Uniche note di colore della
cerimonia (non degna di nota la prova di conduzione dell’attore comico Andy
Samberg, dal Saturday Night Live),
sono state: l’emozione irrefrenabile di Jon Hamm, che dopo sette anni di
nomination andate a vuoto, ha ritirato il premio arrampicandosi sul palco,
e il vestito giallo di Heidi Klum; la supermodella tedesca ha scelto un giallo
acceso che faceva a pugni con il red
carpet. Onestamente a me è piaciuto, e non perché l’ho visto come un
omaggio alla mia squadra del cuore. No, giuro.
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